L’Uomo d’Acciaio – Recensione

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Il reboot cinematografico di Superman, l’eroe creato da Jerry Siegel e Joe Shuster, diretto da Zack Snyder (gia regista di due cinecomics: 300 e Watchmen) su scieneggiatura di David S. Goyer (autore della trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan qui nelle vesti di produttore) ha chiaramente l’intenzione di proporci il primo dei supereroe dei fumetti da un nuovo punto di vista, almeno al cinema, prendendo le distanze il più possibile dalla versione interpretata da Christopher Reeve tra gli anni 70 e 80.

L’operazione è riuscita? Solo in parte.

La storia di Clark Kent la sappiamo tutti: il piccolo Kal El nato sul pianeta Krypton, ormai sull’orlo della distruzione, viene mandato sulla Terra dove crescerà e diventerà un eroe grazie ai poteri che il suo corpo svilupperà su quel “primitivo” pianeta. Contrariamente a quanto fatto in precedenza però questa volta ci si concentra maggiormente sul prima, approfondendo le ragioni che hanno portato Jor El (il padre naturale di Clark interpretato da Russel Crowe) a prendere questa decisione. jor-el-krytpon-man-of-steelKrypton non è più l’utopia luminosa del Superman di Richard Donner ma una distopia dove la società in nome della perfezione controlla le nascite artificialmente (come nella miniserie omonima di John Byrne di metà anni 80) predestinando i nascituri al ruolo che dovranno ricoprire. Nessun libero arbitrio, tutto è gia stabilito prima della nascita. La ricerca della perfezione in questo modo non fa altro che diventare una prigione se non una dittatura. Jor El stufo di questa prigionia decide di trasgredire alle regole di Krypton e con la moglie Lara concepisce un figlio in modo naturale. Un figlio che non dovrà sottostare alle regole ferree di Krypton, prossimo alla distruzione, il cui destino non è ancora scritto. 734300_595010870523590_1388613703_nman-of-steel-kryptonQuesto è un pò il tema portante del film e fin qui tutto bene. Il giovane Kal El, adottato da una coppia del Kansas e ribattezzato Clark Kent, cresce sviluppando i propri poteri, consapevole della propria diversità aiutando occasionalmente chi ha bisogno rimanendo nell’anonimato fino al giorno in cui scopre un’astonave nell’Artide.
Inserendo in un quadro comandi dell’astronave un oggetto che era
con lui nella navetta al suo arrivo sulla Terra scoprirà le sue origini attreverso un ologramma di Jor El. Lo stesso ologramma inizierà poi a parlare a Clark/Kal della sua missione sulla Terra, di come dovrà salvarla ed esserne ispirazione e modello. Ma in questo modo Jor El, con le sue apparizioni ridondanti, non sta forse commettendo lo stesso errore di Krypton indirizzando il proprio figlio verso un destino da lui non invocato? Il risultato non può che essere ipocrisia da parte di Jor El. Il tentativo di approfondire maggiormente Krypton è più che apprezzabile ma le motivazioni espresse da Jor El cozzano con il destino verso cui spinge il proprio figlio.

Clark Kent (Henry Cavill) così sembra fare quel che fa più per soddisfare i suoi padri, naturale e adottivo, che per tutto il film non fanno altro che parlare delle grandi cose a cui è destinato, accettando di indossare il costume (dai colori e dalle origini non del tutto chiare) con troppa facilità. Nonostante sia chiaramente altruista di natura non c’è nessun elemento che ci suggerisca che Clark abbia capito, citando lo zio Ben di Spider-Man, la lezione che da un grande potere derivano grandi responsabilità. Un Superman le cui motivazioni e le idee non vengono espresse, se non in un brevissimo litigio che sembra scimmiottare i già citati Ben e Peter Parker con tanto di “tu non sei mio padre” che mal si presta all’intera storia se non per dare quel tocco in più di senso di colpa per l’imminente morte di Jonathan Kent (Kevin Costner). Morte che ha come scopo quello di preservare l’identità del figlio nei confronti di un mondo non ancora pronto ad accoglierlo ma il cui svolgimento risulta alquanto bizzarro se non forzata nel contesto del film [ATTENZIONE SPOILER] bloccati in strada con un tornado in arrivo, Jonathan impedisce a Clark di tornare alla macchina per prendere il cane, prendendone il posto ma rimanendo ferito così da essere rallentato e non fare in tempo a salvarsi impedendo a Clark di mostrare i suoi poteri alle altre persone presenti sacrificandosi. La cosa che lascia perplessi è la tempistica dell’evento, il tempo perso a decidere chi sarebbe tornato indietro sarebbe stato più che sufficente a Clark per portare in salvo il cane, senza dare nell’occhio nel caso avesse usato i poteri perchè tutti impegnati a trovare un riparo. In ogni caso state tranquilli, il cane si è salvato. [FINE SPOILER]

Il personaggio di Lois Lane è forse la nota più negativa di tutta la pellicola. Interpretata da Amy Adams (la principessa di Come d’Incanto) non ha nulla del carattere forte e determinato visto nelle incarnazioni precedenti. Soprattutto la sua parte, dopo l’inchiesta iniziale sul misterioso samaritano, è inutile e inserita forzatamente in molte delle scene che la vedono protagonista [ATTENZIONE SPOILER] non ha motivo di essere trasportata insieme a Kal El sull’astronave di Zod, non ha motivo di trovarsi sull’aereo impiegato per lanciare la navetta di Kal contro la nave nevica [FINE SPOILER]
Inoltre l’innamoramento tra i due è trattato in modo fin troppo superficiale. C’è di positivo che lei sappia gia chi è lui in realtà. Niente doppia identità, nessun segreto, lei conosce dal principio Clark Kent per quello che è veramente evitandogli così la competizione con se stesso vista già nei film classici.man-of-steel-zods-men

Il villain del film, il generale Zod interpretato da Michael Shannon, è forse il personaggio più credibile di tutta la storia, le cui motivazioni si possono ricondurre ad un estremismo del concetto di protezione nei confronti di Krypton e la sua gente.

La superficialità è ricorrente in questa pellicola. Le idee buone ci sono ma finiscono con l’essere un pasticcio. Come gia detto fin troppi elementi sono poco chiari,
[ATTENZIONE SPOILER]il perchè i Kryptoniani ribelli di Zod vengano imprigionati nella Zona Fantasma con tanto di astronave non ha spiegazione se non il poter dargli un mezzo per poter arrivare sulla Terra. La tuta trovata da Clark non si capisce come possa essere sull’astronave precipitata milioni di anni prima, ipotizziamo che sia il frutto di un programma preimpostato da Jor El nella chiave che inserisce Clark. Inoltre perchè quei colori? si sono i classici colori di Superman ma sono anche estremente diversi dalle tute usate dai Kryptoiani di color nero. Forse vogliono rappresentare l’individualità di Kal El rispetto al destino imposto dalla società Kryptoniana ma si ritorna al discorso fatto sopra, non sono scelti da Kal El ma imposti da Jor El. Le opinioni di Jor El si riflettono inesorabilmente su suo figlio.
Un Superman poco attento ai danni collaterali. La cosa non è così grave come poteva sembrare ma poco attento lo stesso. Nel corso della battaglia è comprensibile la difficoltà nel portare lontano da civili e città il proprio avversario, soprattutto considerando gli enormi poteri in gioco, forza devastanti e velocità incredibile ma nel primo confronto con Zod questi viene spinto direttamente dentro una pompa di benzina causandone un esplosione, dopo aver attraversato una sconfinata serie di campi agricoli lontani dalla civiltà.[FINE SPOILER]man-of-steel-screenshot-9

Ma non ci sono solo aspetti negativi, o meglio superficiali come definiti poco fa. Oltre al gia citato Zod anche Superman tutto sommato è ben riuscito, almeno da un punto di vista puramente estetico, Henry Cavill riesce ad essere un Superman credibile, ha il fisico di ruolo e un volto che ispira fiducia. Finalmente abbiamo un volto che possa sostituire degnamente il mai dimenticato Christopher Reeve, sperando magari che nel sequel riesca anche a trasmettere qualcosa che vada al di là delle apparenze.
Inoltre finalmente la tecnologia moderna viene sfruttata per ricreare i poteri del personaggio, poco visti nel Superman di Reeve per limiti tecnologici e nel Superman Returns di Singer per la mancanza di un avversario al suo livello, così da mostrarci pienamente il lato Super del suo nome.

I colori sono un aspetto da non sottovalutare. Indubbiamente i colori luminosi e sgargianti delle precedenti incarnazione del personaggio lasciano spazio a colori più ombrosi, dark o tenebrosi non è il termine adatto non stiamo parlando di Batman, ma è chiaro l’intento degli autori. La tuta di Superman pur rispettando i classici colori del personaggio è palesemente di una tonalità scura, e con un nemmeno tanto velato rimando alla figura di Cristo. Il bianco della Fortezza della Solutudine lascia spazio al nero quasi opprimente delle astronavi Kryptoniane che sembrano ispirarsi a H.R. Giger (l’ideatore grafico di Alien per intenderci). Lo stesso Krypton si presenta più scuro rispetto a quello visto nel Superman di Richard Donner.__TFMF_okwijnq10ndekv3cgxekt12x_966a4253-2ec2-41f6-b5aa-8a6285bb649c_0___Source

L’Uomo d’Acciao di Zack Snyder, inferiore al Superman di Donner (il paragone è inevitabile!) ma superiore al deludente Superman Returns, rappresenta sicuramente un nuovo punto d’inizio per quello che è stato programmato come il lancio dell’universo cinematografico DC Comics il cui culmine sarà un film sulla Justice League, trattando il personaggio in modo realistico per quanto possa essere possibile, proponendo buone idee che purtroppo finiscono con l’inciampare in loro stesse. Speriamo in meglio per il sequel ormai sicuro che vedrà la partecipazione di Batman e l’introduzione di Lex Luthor.

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