Nota: Spesso vorremmo parlarvi di qualche nostra lettura ma non sempre riusciamo scrivere una recensione, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per pigrizia, vuoi per mancanza di ispirazione per una recensione (mica possiamo liquidarle in due righe eh!). Ma ci dispiace non poco non poterne parlare in qualche modo. Quindi da questo mese in poi ci impegneremo per parlarvi brevemente, in questa nuova rubrica, di quelle letture che ci hanno colpito, letture non necessariamente inedite ma anche recuperi del passato.
Buona lettura e appuntamento tra un mese!
Si parte da oriente con Getter Robot di Go Nagai e Ken Ishikawa. Pur avendo guardato e apprezzato svariate serie robotiche da bambino crescendo la passione per i robottoni è praticamente scomparsa percui pur amando Go Nagai per il suo capolavoro, Devilman, non ci siamo mai addentrati nelle sue opere che diedero praticamente vita al genere. Poi dopo aver visto qualche anime sul canale Man-Ga, un po’ per la storia e un po’ per il look aggressivo del Getter, ci è venuta voglia di provarlo. Sarò sincero, ho fatto molta fatica a leggerlo, l’ho letto col contagocce, ma non perché brutto ma per lo stile di scrittura un po’ datato di Nagai, così come lo sono i disegni di Ishikawa. La storia è particolare, a tratti splatter e presenta personaggi non banali e non necessariamente eroici. La serie è recuperabilissima nei due volumi editi da J-Pop nella collana Go Nagai Collection. E ora ci tocca recuperare il sequel… Getter Robot G.
Rimaniamo in oriente con un opera di fantascienza importantissima, Akira di Katsuhiro Otomo, un titolo che i più conosceranno e apprezzeranno per il bellissimo film anime. Purtroppo la versione cinematografica per quanto possa piacere e per quanto rappresenti uno degli apici dell’animazione giapponese si ha un po’ la sensazione che manchi qualcosa… beh leggetevi il manga e troverete molte differenze e qualsiasi dubbio possa avervi lasciato il film verrà chiarito, quello è il vero capolavoro, un opera monumentale: storia fantastica e disegni stupendi. Proprio in questi giorni è uscito il cofanetto con la ristampa dell’opera completa, non avete scuse.
Primo numero per Spider-Man & Gli X-Men che prende il posto di Wolverine & Gli X-Men dopo la morte del mutante artigliato, una serie di cui non si sentiva necessariamente il bisogno ma che devo ammettere aver apprezzato per aver riportato i mutanti ad atmosfere più classiche, come già fatto qualche mese addietro sulla serie Amazing X-Men, guarda caso l’altra serie presente sul mensile Panini, mettendo da parte l’ormai stra-abusato tema della specie in lotta per la sopravvivenza. Lasciano un po’ di perplessità alcune cosucce qua e la… Ma Unus non era mica morto? E ricordo male io o Toad non aveva lasciato la scuola? Passiamo oltre…
Lo scorso mese si è anche concluso Axis, l’ultimo evento Marvel, in cui X-Men e Vendicatori tornano a lottare fianco a fianco per poi tornare a lottare tra loro che funge un po’ da epilogo alla prima serie di Uncanny Avengers di Remender e un po’ da trampolino di lancio per titoli come Superior Iron Man. Ma cosa succede? Per una magia eroi e criminali si trovano caratterialmente invertiti, chi era buono diventa cattivo e chi era cattivo diventa buono, dando vita ad una sorta di revival anticipato di AVX che nessuno ha chiesto. L’idea dell’inversione è anche buona, suscita curiosità vedere i criminali comportarsi da eroi e viceversa (ma forse più i criminali) ma tutta la trama e il coinvolgimento di gran parte dei criminali è fin troppo forzato, vedi Carnage, il cui spin off comunque mi ha divertito non poco, e l’ennesima trasformazione di Hulk. Alla fine tutto è stato solo un pretesto per arrivare al post Axis. Peccato, i disegni sono molto buoni.
Non mi sono mai troppo interessato al fumetto italiano, forse più per questioni economiche che altro, ma cerchiamo di recuperare e così mi sono sparato tutta la prima serie di Orfani di Recchioni. All’epoca del suo debutto la serie venne definita da molti come un capolavoro e quindi la curiosità era tanta. Ora che l’ho letto beh… capolavoro non è, gioca tanto con cliché, personaggi stereotipati, i temi trattati non sono nemmeno così originali e a tratti la trama è anche un po’ scontata ma bisogna ammettere che è davvero ben studiato con uno stile che ricorda tantissimo i serial tv di oggi, la lettura è scorrevole e ogni numero finisce con un cliffhanger tale da incuriosirti e proseguire con il prossimo. La parte del leone a mio parere la fanno il team di disegnatori e coloristi, veramente bravi.
Concludo parlando di Dylan Dog: i colori della paura, settimanale pubblicato da Bonelli in collaborazione con la Gazzetta dello Sport, che ristampa le storie già pubblicate su Dylan Dog Color Fest. Purtroppo dei sei numeri usciti finora forse solo due mi sono piaciuti davvero, gli altri erano tra il normale e lo scontato, ma si tratta pur sempre di una serie antologica in cui si alternano vari artisti percui si prosegue senza timore, Dylan Dog (che come lettura ho scoperto solo in tempi recenti) mi piace molto e il prezzo è contenuto, 1,99 €, per dei volumetti molto eleganti simil comic book.
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