L’ho scoperta quasi per caso Aquarius, nuova serie della NBC con protagonista David Duchovny, il celebre Fox Mulder di X-Files -di cui probabilmente sono tra i pochissimi a non aver mai visto un episodio- qui nei panni di Sam Hodiak, detective della polizia della Los Angeles di fine anni ’60. Praticamente non ne sapevo nulla prima che ne sentissi parlare in radio, la serie appartiene al genere poliziesco che non è esattamente il mio preferito, tendono a stancarmi ma qualcosa ha finito con l’attirare la mia attenzione, un personaggio in realtà, Charles Manson. Quindi mi son detto, perché no? E ho fatto bene, eccome.
Charlie, come viene chiamato nella serie più e più volte ed interpretato magistralmente da Gathin Anthony, è il peggiore dei mostri, una figura che nel corso della serie vedremo compiere una vera e propria escalation di qualsivoglia malefatta a cui si possa pensare, un vero e proprio psicopatico verso il quale è praticamente impossibile provare alcun tipo di simpatia, a differenza di altri “mostri” del piccolo schermo come Dexter, Norman Bates o Hannibal Lecter, perché Charlie… beh Charlie è vero, Charlie è reale. Charles Manson, aspirante musicista hippy affamato di successo con diversi crimini alle spalle, divenne famoso proprio sul finire degli anni ’60 per essere il mandante di due dei più efferati omicidi commessi negli Stati Uniti, il più famoso vede tra le vittime Sharon Tate la moglie dell’attore Roman Polanski, incinta di otto mesi, reato per cui sta scontando tutt’oggi la pena in carcere.
Quella bella personcina di Manson aveva raccolto attorno a se quella che chiamavano la “Famiglia”, un gruppo di persone composto per lo più da ragazze, e la cosa più inquietante e che fa anche un po’ incazzare nel vedere la serie, ma sta anche qua il suo bello, è che queste persone erano totalmente soggiogate dal suo carisma, tanto devoti a lui da fare qualsiasi cosa volesse, pure commettere degli omicidi, come se fosse un Gesù Cristo reincarnato.
E proprio da questi elementi la serie prende ispirazione: la scomparsa di una ragazza e il coinvolgimento di Manson diventano il pretesto ideale, tra finzione e realtà, per narrarci di uno squarcio della società americana del passato tra il sessismo nel lavoro, i problemi razziali e i rivoluzionari afroamericani antirazzismo Black Panthers, gli hippy, le droghe e la guerra del Vietnam sullo sfondo. Un America in un periodo di cambiamento fatta di contraddizioni ma nemmeno così diversa da quella di oggi.
Tanto è il disgusto provato nei confronti di Manson tanto è la simpatia nei confronti del protagonista, il detective Sam Hodiak. Sarò sincero, non so ancora se Duchovny sia o meno un bravo attore, a pelle l’ho sempre trovato molto freddo, eppure adoro il suo personaggio, sarà merito suo, sarà merito degli sceneggiatori che hanno scritto un bel personaggio, ma Hodiak è, assieme a Manson, il fulcro della serie. Hodiak è il classico detective rude ma simpatico, non simpatico nel senso di buffone che ha sempre la battuta pronta, è quasi cinico nei confronti del mondo, una sorta di contro altare per lo psicopatico guru, un personaggio a suo modo simile ad esso che aggira le regole per proprio conto e carismatico a sua volta, ma che al contrario di Manson non vuole persone attorno a se.
Nel corso dei 13 episodi di Aquarius non ci si annoia mai e non vedo l’ora di scoprire cosa accadrà nella seconda stagione.